venerdì 18 dicembre 2020

LE MIE DEGUSTAZIONI......ANTONIO Rosso Veneto I.G.T.

ANTONIO
Rosso Veneto I.G.T.



Vitigno: Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Recantina.
Alcol effettivo: 13,5 vol %
Temperatura di servizio: 18° -20°
Anno: 2017
Produttore: Giusti Wine


Buon bere a chi legge!

Svolge una fermentazione Malolattica , viene fatto maturare per 12 -14 mesi in Barriques di 3° - 4° passaggio, in quanto sono state precedentemente utilizzate per il Vino Umberto I ( di cui parleremo in un altro post). Successivamente svolge un breve affinamento in bottiglia.

Un rosso della cantina Giusti Wine di Nervesa della Battaglia (TV), che si presenta privo di particelle in sospensione pertanto limpido, impenetrabile dalla luce data l'intensità del suo color rosso rubino e roteandolo all'interno del calice si fa notare poco denso. 

Avvicinando il calice al naso abbiamo subito una buona intensità dei profumi, con una qualità riferita alla franchezza schietta in quanto privo di difetti olfattivi, per quanto concerne la finezza lo trovo elengantemente  fine. Ci regala sentori di fiori rossi, frutti di bosco come ribes, speziato, pepe nero, vaniglia, vegetale. Lo definirei Mediamente Complesso.

Al palato si presenta di corpo, con una alcolicità da definirsi calda, morbido e secco. Ha un acidità fresca, una buona dominanza Tannica, pertanto nell'insieme lo trovo equlibrato.

Le sensazioni retro olfattive sono intense ed eleganti quindi fini e molto persistenti. In conclusione è un vino che si può tranquillamente definire Pronto, perchè ritengo che abbia notevoli margini di miglioramento.

Abbinamenti con carni rosse saporite e formaggi di media stagionatura.
















giovedì 17 dicembre 2020

CENNI DI ENOLOGIA...... I DISTILLATI...

 DISTILLATI




Buon bere a chi legge!

Distillare significa separare, mediante calore, alcune parti volatili di una sostanza solida, trasformandola in vapori e ricondensandola per mezzo del raffreddamento in modo da separarla dalle altre parti.

Le temperatura di riferimento:

CODA     95°C/100°C  ACQUA  corrisponde alla temperatura di evaporazione dell' acqua;

CUORE      78,4° C ALCOL ETILICO corrisponde alla temperatura di evaporazione dell'alcol etilico;

TESTA     con il riscaldamento della materia da distillare, le componenti che evaporano più velocemente sono quelle che hanno un punto di ebollizione più basso.

Nella fase iniziale della distillazione (TESTA) fino a quando la temperatura non raggiungerà i 78,4° C, il distillatore scarterà  alcune parti che sono l'acetaldeide e l'acetato di etile che danno odori erbacei e di aceto, inoltre si ha l'evaporazione dell'alcol metilico dannoso per l'uomo.

Ulteriormente riscaldata la materia da distillare, raggiungerà i 78,4° C (CUORE) in questa fase le componenti positive che il mastro distillatore raccoglie e sono l'alcol etilico, acqua e sostanze che donano i profumi al distillato.

Intorno ai 95° C inizia la fase denominata CODA, che contiene elementi come alcoli superiori, le aldeidi e gli esteri grevi che danno sensazioni negative al distillato. 

Questi procedimenti di separazione fra TESTA, CUORE e CODA, si chiama RETTIFICAZIONE.

I DISTILLATORI

Esistono due tipi di distillatori:
- DISTILLATORI DISCONTINUI;
- DISTILLATORI CONTINUI.

I Distillatori discontinui vengono classificati anche per come la materia da distillare sta a contatto con la fonte di calore
Si possono classificare in distillatori a vapore, a bagno maria e a fuoco diretto.

foto fonte :gustodivino

Il Distillatore discontinuo consiste in una caldaia, generalmente in rame, dove viene inserito il liquido da distillare. La caldaia si restringe in alto per poi allargarsi di nuovo e terminare con un "tubo". La parte che si trova fra il primo ed il secondo restringimento si chiama "Deflammatore", mentre la parte successiva si chiama "Collo di Cigno", termina in un condensatore pieno di acqua fredda, che serve ad abbassare la temperatura del distillato che scorre nel collo di cigno e per trasformarlo nuovamente in liquido.

Il Distillatore discontinuo viene definito "a fuoco diretto" quando la fonte di calore è a contatto diretto con la massa da fermentare;

Il Distillatore discontinuo viene definito " a bagnomaria" quando la caldaia ha un involucro esterno contenente acqua e pertanto la fiamma scalda prima l'acqua e successivamente la materia da distillare;

Il Distillatore discontinuo  viene definito "a vapore" quando la materia da distillare viene attraversata da vapore acque prodotto in un altra caldaia.

DISTILLATORE CONTINUO

E' uno strumento che permette di distillare grosse quantità dii prodotti senza mai interrompere la distillazione 

Foto Fonte : The wisky Exchange

Il distillatore è composto da due colonne, divise in Camere costituite da piatti forati. La prima colonna si chiama "Analizzatore", la seconda "Rettificatore". La colonna detta Analizzatore ha il compito di concentrare il prodotto da distillare, la colonna detta Rettificatore ha il compito di separare le varie componenti cioè la Testa, il Corpo e la Coda.

DIFFERENZA TRA I DUE TIPI DI DISTILLATORI

Il Distillatore Continuo permette di distillare grandi quantità di prodotto ottenendo distillato della stessa qualità;

Il Distillatore Discontinuo  ogni volta che abbiamo distillato il contenuto della caldaia ( Chiamato COTTA), occorre fare raffreddare l'alambicco, scaricare il residuo ed attendere prima di poter procedere ad una seconda distillazione. Il prodotto ottenuto dipende dalle scelte fatte dal mastro distillatore, nello scartare la Testa e la Coda, mentre nell' utilizzo del Distillatore Continuo, le scelte del mastro distillatore non incidono sul risultato della distillazione.

IL PROCESSO PRODUTTIVO DEI DISTILLATI

Per la produzione di un distillato si devono seguire determinati processi:
  • Fermentazione del prodotto da distillare;
  • Distillazione;
  • Rettificazione (separare testa, Cuore e Coda);
  • Riduzione del grado alcolico;
  • Invecchiamento;
  • Imbottigliamento.
CALSSIFICAZIONE DEI DISTILLATI

I Distillati in base alla materia prima con la quale vengono prodotti vengono classificati  in:

  • DI ORIGINE VITIVINICOLA:
  1. dal VINO: Cognac, Armagnac ( Francia), Brandy ( varie parti del mondo), Aguardente ( Portogallo), Aguardiente ( Spagna e America Latina), Kanyac (Turchia);
  2. dalla  VINACCIA: Grappa (Italia), Marc ( Francia);
  3. dall' UVA: Acquavite di uva
  • DI ORIGINE CEREALICOLA:
  1. CEREALI: Wisky o Wiskey (Scozia, Irlanda, Stati Uniti, Canada e Giappone), Vodka (Paesi Scandinavi, Russia e USA), Gin (Olanda e Italia);
  2. RISO: Choum (Cina), Ka Pay (Macao);
  3. SORGO: Kero Liang (Cina);
  4. MIGLIO: Sagnlohoo (Asia).
  • DI ORIGINE FRUTTICOLA:
  1. CILIEGE: Kirsch (varie parti del mondo);
  2. PERE: Williamine (Europa);
  3. MELE: Calvados ( Francia), Applejack ( Stati Uniti e Canada);
  4. DATTERI: Bouza (Egitto).
  • DI ORIGINE VARIA:
  1. AGAVE: Mezcal, Tequila (Messico), Magji Kawn (Africa);
  2. CANNA DA ZUCCHERO: Rhum ( paesi e colonie francesi), Ron  (paesi e colonie spagnole), Rum (paesi e colonie britanniche);
  3. PATATE e/o CEREALI: Vodka (Russia, America e Paesi Scandinavi), Brannvin (Svezia), Black Death (Islanda).
  4. MIELE: Honey Brandy ( Regno Unito);
  5. SIERO DI LATTE: Avien e Arika (Asia Centrale), Akara (Turkestan);
  6. FIORI DI BASSIA: Davu ( India);
  7. COCOMERO: Kislav ( Nord Est Europa).
  8. CACTUS: Cocuj (Venezuela).














martedì 15 dicembre 2020

L'ARTE DELLA DEGUSTAZIONE ......PARTE SECONDA......


Buon Bere a chi legge!!!!

" Conoscere meglio per capire meglio, conoscere meglio per apprezzare meglio" anche se il vecchio direttore della Facoltà di Enologia di Bordeaux, l'Abbè Dubaquie afferma " Il vino non è fatto per essere analizzato ma per esser bevuto e per procurare piacere a colui che lo beve ".

Nell'esame olfattivo si avvicina il calice al naso, consiglio di tenere la bocca leggermente socchiusa, e si inizia dal valutare l' Intensità degli profumi che possono essere spiccati e penetranti, molto percettibili, soffusi o appena percettibili o leggeri spenti. La Qualità dei profumi si riferisce alla Franchezza e Finezza dove si valuta la presenza, la mancanza di difetti, oltre ad avere una grande , sufficiente o semplice eleganza. Il riconoscimento della Natura dei Profumi è la parte divertente della degustazione, anche se ai neofiti ai primi passi spaventa molto e crea titubanza ed eccessiva insicurezza. I Profumi hanno diverse origini che variano dall'aromatico, floreale, fruttato secco o fresco, vegetale fresco o secco, balsamico, speziato, minerale, boisé, Chimico, Etereo ecc....

Una volta percepito tutte le varie sensazioni olfattive si deve dare un giudizio generale sul vino, quindi si determinerà la complessità che si distribuisce su quattro giudizio che sono:
  • sontuoso - complesso - mediamente complesso - semplice 
Il termine sontuoso identifica un vino con caratteristiche riscontrabili in vini come Porto, Sherry, Marsala o Vermouth,  in quanto hanno una grande presenza di profumi di origine diversa; complesso sono vini invecchiati con caratteristiche riscontrabili nel Barolo, Barbaresco, Taurasi, Brunello di Montalcino, dove abbiamo profumi di varie origini; mediamente complesso tipico dei vini giovane con una buona presenza di aromi primari e secondari con eventuali accenni ai terziari; semplice il Prosecco con una modesta presenza di profumi.

....continua.......


LO STRILLONEEEEEEE!!!!........Formaggi DOP e IGP

FORMAGGI DOP E IGP




Il comparto dei formaggi Dop e Igp è il più rilevante in termini economici con 4,5 miliardi di euro alla produzione (+10%) e 7,5 miliardi di euro al consumo (+5%), a fronte di una produzione complessiva tendenzialmente stabile a 549 mila tonnellate (+1%). La conferma arriva......


LO STRILLONEEEEE!!!!!!........prove generali al Vinitaly...

 VINITALY




Prove generali per il Vinitaly, e di reazione all’emergenza sanitaria: è il significato della prima edizione totalmente digitale di Wine2wine, tenutasi sul palcoscenico virtuale dell’ente fieristico veronese dal 21 al 24 novembre. A dimostralo sono i dati. Veronafiere Plus (VF+), piattaforma online di Veronafiere in quattro giorni ha ospitato tre eventi dedicati al mondo del vino e del biologico: Wine2wine Digital Edition nelle declinazioni di business forum ed exhibition, Operawine e B/Open..........


lunedì 14 dicembre 2020

RACCONTIAMO I NOSTRI FOMAGGI.....BUSCHE P.A.T.

 BUSCHE
( P.A.T. Regione Veneto )



Le prime produzioni risalgono agli anni '70  ed aveva il nome di "Mastella" o in dialetto "Mastea", che significava il secchio o recipiente del latte. Negli anni '80 prende l'attuale nome "Busche", per legarlo maggiormente al territorio di origine. Il formaggio è prodotto nel Basso Bellunese, dove scorre il fiume la Piave e separa la Valbelluna, a Busche frazione del Comune di Cesiomaggiore, dove è nata una delle prime cooperative del latte della provincia di Belluno.

Nella sua produzione si seguono le tradizioni casearie delle Alpi Orientali, ed è prodotto con latte raccolto in zone montane e ricche di pascoli, ottenuto prevalentemente dalle razze Bruna e Bruna Alpina. In queste zone gli animali hanno a disposizione foraggi ottimi e ricchi di infiorescenti, che si ripercuotono in modo positivo sulle caratteristiche organolettiche del latte e sulla sua qualità.


PROCEDIMENTO DI PRODUZIONE

Si utilizza latte crudo con siero innesto, che viene riscaldato ad una temperatura di 37° C e si aggiunge caglio di vitello.
Una volta formatasi la cagliata, viene rotta alle dimensioni di un chicco di mais. Successivamente viene cotta per circa 30 minuti a 45° circa.

Si preleva con dei teli la massa e viene lasciata spurgare del siero, posizionandola nelle fascere. Inseguito la forma viene sottoposta a salatura con il metodo della salamoia, e periodicamente rivoltata.
La stagionatura dura circa 1 mese.

Quindi abbiamo un formaggio grasso, breve stagionatura a pasta semidura.
Si presenta di forma cilindrica a facce piane o leggermente convesse del diametro di 32 cm; con scalzo leggermente convesso, alto 8 cm  con un peso di circa 6 kg.

Esternamente ed internamente è di colore bianco, senza screpolature e occhiature, con pasta morbida e profumo di latte.

Il abbinamento con il vino si sposa bene con vini bianchi giovani, freschi, di corpo leggeri ed un alcolicità leggera fra i 11°-12°, come il Custoza Doc, Soave Doc, Valdobbiadene prosecco superiore Docg..
  














sabato 12 dicembre 2020

Storie di grandi Enologi ...... GIACOMO TACHIS

 GIACOMO TACHIS

l'uomo che ha creato "I SUPER TUSCAN"

( Solaia-Tignanello-Sassicaia)


Iniziamo questa nuova rubrica cercando di raccontare le storie dei grandi Enologi, che hanno contribuito con la loro passione e le loro intuizioni a far nascere i grandi vini che oggi noi conosciamo.

L'Enologo più grande o importante di tutti i tempi, definito il Re o Principe degli Enologi Italiani è il piemontese Giacomo TACHIS. Nasce a Poirino un piccolo comune della provincia di Torino il 4 novembre del 1933. La famiglia è di origini modeste, suo padre Antonio fa il meccanico tessile, mentre sua madre Cecilia la casalinga.  .

Fin da bambino dimostrò una perfetta attitudine per gli studi, si appassiona a tutto, scienza, arte e letteratura. Ma non ha solo la passione per lo studio. Ha un carattere piuttosto ribelle, tenace e forte con insofferenza verso coloro che si mostrano autoritari senza essere autorevoli. Spesso è in contrasto con i professori e se una cosa gli va di traverso non c'è modo di fargliela apprezzare. Non sa subito cosa vorrebbe fare da grande. La madre vedendo questa indecisione del figlio, ma anche l'amore e la passione che aveva per lo studio, chiese ad un suo cugino, che lavorava come Direttore della Martini & Rossi, che scuola poteva essere adatta per il giovane Giacomo,  che dimostrava una grande passione per la chimica e la biochimica per le piante. Attraverso la chimica lui vedeva che era possibile comprendere il perchè della vita. Non aveva passione per il vino, ma per la chimica della vite sì!!!. 
Il cugino le consigliò di farlo studiare da enologo, presso l'Istituto Agrario di Alba, che poi glielo avrebbe sistemato lui il figlio in azienda.



Il periodo trascorso a scuola è stato un periodo bellissimo per il giovane Giacomo. Giornate trascorse fra lo studio ed il divertimento, Trascorre ore in laboratorio perso con alambicchi ed esperimenti, mentre i compagni preferiscono giocare con una palla. A causa di tutto questo viene preso in giro, lo definiscono un secchione, uno che diventerà semplicemente un mescola vino. Ma non si sente attaccato da quelle affermazioni, anzi è contento dell'idea di diventare un mescola vino. 

I professori sono tutti contenti di quello studente che si dimostra attento e curioso, i genitori sono orgogliosi del loro ragazzo. La curiosità che dimostrava Giacomo lo portò ad interessarsi di vedere cosa accadeva negli altri  paesi oltre i confini nazionali. Arrivó il momento che iniziò a seguire il più grande ed affermato enologo del mondo, il francese Emile Peynaud di Bordeaux. 


Durante il periodo trascorso ad Alba, gli scriveva per chiedere consigli, aveva una intensa  frequentazione epistolare con il grande enologo francese, da lui considerato per sempre un maestro, il suo maestro!.

Quando termina gli studi nel 1954, la promessa fatta dal Direttore non è più possibile mantenerla. 
Giacomo non si scoraggia, perchè consapevole di avere in mano un mestiere che sanno fare in pochi. 
Nel 1961 viene a sapere che l' Antinori sta cercando un enologo, ed hanno un bellissimo laboratorio, in Toscana a San Casciano in Val di Pesa, inoltre lo stipendio è da considerarsi dignitoso.



Gli Antinori sono una famiglia nobile, si occupano di vino da quando nel 1385 Giovanni di Piero Antinori, entro a far parte dell'Arte Fiorentina dei Vinattieri, e ad oggi quella attuale è la 26° generazione di Vinattieri, i più antichi d'Italia.

Qui Giacomo inizia a studiare la vinificazione, appassionandosi sempre di più allo studio della microbiologia, i batteri che azione avevano nel tempo sulla materia, inizia ad appassionarsi al Vino, per nostra fortuna.



In quegli anni in Italia non si producevano grandi vini, come quelli francesi. Ma si produceva più guardando alla quantità a discapito della qualità dei vini, quindi nessuno riusciva ad emergere. In Toscana c'era il Chianti nel fiasco, il vino che piaceva solo ai contadini. 

Lui vuole andare oltre ed inizia a studiare i vini prodotti all'estero insieme a Piero Antinori, in Germania, Stati Uniti ed in particola modo in Francia. Si rendono conto che in Italia è limitata dai pochi investimenti fatti in campo enologico, i macchinari sono vecchi, le tecniche di raccolta delle uve e quelle di vinificazione sono vecchie e superate. Le modalità di come produrre il vino era il solo frutto delle tradizioni trasmesse da padre a figlio, senza applicare uno studio con il fine di comprendere gli errori e trovare nuove soluzioni.

Il Marchese Mario Incisa della Rocchetta, non era un produttore di vini  ma era un allevatore di cavalli da corsa ( il grande Ribot).



In cantina aveva delle bottiglie di Cabernet, che produceva unicamente per consumo della famiglia e per condividerlo con gli amici. Era un Cabernet che era arrivato come barbatella 10 anni prima, direttamente dai vigneti dei Rothschild in Francia, a seguito di una scommessa vinta dal Marchese fatta con lo stesso Rothschild in cui erano state coinvolte le vicende sportive del noto cavallo Ribot ( ne riparleremo in un prossimo post).

Il figlio Nicolò era convinto che quel Cabernet avesse un potenziale non ancora sviluppato, poteva diventare un grande vino, ma gli occorreva colui che avrebbe potuto realizzare il suo sogno. Quell'uomo tanto atteso, il mescolatore di vini, si materializzò in Giacomo Tachis.


Marchesi Nicolò e Mario Incisa della Rocchetta

I Marchesi della Rocchetta erano cugini ed amici degli Antinori, e chiesero la cortesia da parte del cugino di permettere al suo giovane enologo di poter recarsi nella loro tenuta per avere un parere ed un consiglio su quel loro Cabernet prodotto in famiglia.

Nicolò chiede di fare una semplice considerazione sommaria, solo qualche commento e consiglio. Giacomo inizia ad assaggiarne diverse annate, quelle conservate meglio nei fusti. Segnando quelle pregevoli con un "X" e con un "?" quelle che presentano qualche difetto. Giacomo per riuscire a fare uno studio più approfondito, decide di prelevare dei campioni da analizzare in modo più scientifico. Prendendosi più tempo per dare un parere definitivo, atteggiamento che contraria i Marchesi della Rocchetta, che interpretano quel modo di valutazione troppo freddo e supponente, che dimostra la mancanza di quella sensibilità che si deve avere quando si approccia il vino, che è un elemento vivo e che per comprenderne le caratteristiche e le qualità necessita di essere osservato, annusato e bevuto. 

Ma Giacomo Tachis sarà l'uomo giusto per il futuro della loro cantina, inalzandola per qualità tra i migliori del mondo, in quanto si dimostrerà il primo e migliore interprete di quel vino che prenderà il nome di "Sassicaia".

Nicolò e Giacomo diventeranno grandi amici per tutta la vita, condivideranno il percorso che avevano iniziato insieme nel produrre quel grande vino.

A Giacomo Tachis, nei 32 anni trascorsi a lavorare per la famiglia Antinori, si deve la nascita di due dei tre " I SUPERTUSCAN",  il "Solaia"  ed il "Tignanello" oltre al già nominato Sassica dei Marchesi della Rocchetta. Sono vini oramai con un riconoscimento internazionale, pari o anche superiore per qualità ai grandi vini Bordolesi. La sua innovazione in Toscana fu che riuscì a creare dei vini rossi che uscivano dai disciplinari del Chianti. Questi tre grandi vini nascono grazie all'impiego innovativo per quel periodo, della fermentazione manolattica e delle Barrique per l'affinamento ( quest'ultime una grande novità), e nasce il neologismo di " Vino Barricato".


Per Giacomo Tachis, il concetto di vinificazione si basa su alcuni principi, dove il " vino è l'interpretazione della natura, e per essere di qualità deve saper raccontare il territorio, attraverso le sue caratteristiche organolettiche ", e " il sesto d'impianto ridotto, che consiste nel ridurre il numero di piante presenti in vigna per avere una maggiore qualità e non la quantità che è sinonimo di pochezza".

Il suo impegno nei confronti della viticoltura non si fermò solo alla Toscana, ma rivolse le sue attenzioni verso il centro e sud Italia. Collaborò in Sardegna nella produzioni del Vermentino e del Carignano, in Sicilia nelle produzioni del Nero d'Avola, Grillo, Catarratto e Inzolia, in Piemonte nelle produzioni della Barbera e Nebbiolo, in Umbria  con il vino Pelago,  in Toscana con il Sangiovese, in Trentino Alto Adige fu  fautore del San Leonardo

Tra le tante curiosità presenti nel modus operandi di Giacomo Tachis, c'era quella di assaggiare il terreno nel vero senso della parola, oppure che nel retro del suo bellissimo studio, era ricavata una piccola stanza dove l'enologo usava ogni tanto riposare dopo una degustazione.

Giacomo Tachis era un grande Enologo che adorava sempre approfondire lo studio della chimica e della microbiologia, ma usava dire ai propri collaboratori o allievi "Conoscere la chimica è importante, per  non usarla nel vino". 

Il lascito ai posteri di Giacomo Tachis si può leggere tra queste righe:

" C'è il vino del povero e il vino del ricco: quello del povero è il " vinum operarium" fatto semplicemente dal contadino, che nasce dal sentimento e che è più vicino alla natura. L'agricoltore serio vinifica come sente di fare e l'ispirazione gli proviene dalla campagna e dall'armonia raggiunta con essa; in questo  odo il vino nasce dalla mano dell'uomo come la natura vuole che sia. Il vino del ricco, invece, si ha con le tecniche sofisticate, viene ottenuto con travasi particolari, microfiltrazioni o anche balle tipo l'osmosi inversa e altre ancora. Punta su vigneti scelti, noti, sui più blasonati"


Quindi come possiamo interpretare il suo testamento.........

Buon bere!!























mercoledì 9 dicembre 2020

LO STRILLONE!!!!......arriva il portale del Prosecco DOCG!!!

Il Prosecco DOCG si applica sempre più! 

Arriva il portale con indicate 72 cantine di Valdobbiadene e la disponibiltà di 102 prodotti da subito:


Con questa iniziativa si viene incontro alla necessità di promuovere il prodotto ed il territorio, continuando quella politica di attenzione per l'immagine nel percorso dello sviluppo del turismo enogastronomico.
Iniziative come questa sono necessarie, in questi momenti tragici per l'economia, in quanto si deve sfruttare il tempo a disposizione, per farsi trovare pronti nell'imminente futuro dove la comunicazione digitale ed  un accoglienza turitica professionale e carica di emozione e calore saranno fondamentali per il rilancio del Turismo. Tutto questo in sintonia con quanto citato da Marina Montedoro, presidente dell'Associazione prosecco Conegliano-Valdobbiadene Unesco :

"Le difficoltà aguzzano l'ingegno, e questo ne è un esempio". (ANSA).

Fonte: 

lunedì 7 dicembre 2020

FORMAGGI IN CUCINA.....RISOTTO CACHI E GORGONZOLA

 RISOTTO CACHI E GORGONZOLA


Ingredienti per 2 persone:

  • 180 gr riso Carnaroli;
  • 1 caco o 200 gr ;
  • 100 gr. gorgonzola dolce o piccante ( come si preferisce);
  • 30 gr. burro;
  • sale q.b.
  • 30 gr. di noci;
  • brodo vegetale.
Procedimento :

Iniziamo preparando il nostro brodo vegetale.


In una pentola mettiamo metà del burro con la cipolla tritata finemente, e cuciniamo con fiamma bassa.


Non appena la cipolla avrà iniziato ad appassire, unite il riso e fatelo tostare per alcuni minuti, quindi iniziamo ad aggiungere il brodo caldo un mestolo alla volta.

 
Prendiamo il caco lo laviamo ed iniziamo a togliere la buccia, poi con l'aiuto di un mixer ne frulliamo la polpa.

Quando il riso è quasi cotto dobbiamo aggiungere il restante burro e la polpa del caco, e portiamo a termine la cottura ed eventualmente aggiungere del sale.
Spento il fuoco si può aggiungere il gorgonzola per mantecare il risotto. 
Una volta impiattato possiamo unire le noci.
In abbinamento con il risotto cachi e gorgonzola,  potrebbe andare bene un Gewurztraminer, Riesling, Gavi, Orvieto Classico, Lagrein o Pinot Bianco.

Buon appetito a chi legge!!!




LE MIE DEGUSTAZIONI

ASOLO PROSECCO
Superiore Brut
DOCG




Buon bere a chi legge!!
oggi passeggiamo ai piedi del Montello a Nervesa della Battaglia (TV), luoghi carichi di storia ed emozioni legati al primo conflitto mondiale. 

Oggi questi luoghi con il loro carico di storia, cultura si sono rinforzati diventando un punto di riferimento per la viticoltura veneta. Qui nascono grandi vini rossi che non hanno nulla da invidiare ai migliori Bordeaux. Le viti sono sistemate, accudite e curate nel loro terreno rosso e ferroso, conosciuto come ferretto, che nei vini rossi e bianchi restituisce carattere, qualità, finezza e struttura.

In questi luoghi ha trovato la sua naturale locazione la Cantina Giusti Wine ( di cui parleremo nel dettaglio in un prossimo post nella rubrica Cantine).
Fonte:Giusti Wine

Ritorniamo al nostro Asolo Prosecco Superiore Brut Docg, il vitigno è il Glera coltivato nella zona collinare del Montello e nei Colli Asolani, più nel dettaglio sono uve delle tenute "Aria Valentina", "Abbazia" e "Sienna", che possiamo trovare nel versante sud del Montello. Il terreno di queste zone è argilloso di colore rosso, ricco di ferro. Abbiamo un sesto d' impianto di 3500-4500 piante per ettaro.

Apriamo la bottiglia con cura, evitando il botto ma regalando il sospiro della vergine. Versiamo dolcemente il nostro prosecco nel calice ad una temperatura di servizio di 6-8 gradi C..

Iniziamo la degustazione osservando una limpidezza che possiamo definire cristallina, perfettamente trasparente, di un colore giallo paglierino con riflessi laterali verdognoli, poco intenso per quanto concerne la tonalità del colore. Presenta un' effervescenza riferita alla grana di minuscola dimensione molto fine, un perlage molto persistente che denota una risalita delle catenelle lenta e continua.

Al naso si presenta con una carica olfattiva intensa, per quanto concerne la qualità riferita alla franchezza direi schietto, perchè è privo di anomalie olfattive e fine in quanto lo trovo elegante.

Al gusto è di corpo con una buona struttura generale, alcolicità leggera con i suoi 11,5%, morbido e secco, presenta una bella acidità definibile come un fresco vivo, sapido . Ritengo che ci sia equilibrio fra le sensazioni morbide e quelle dure.

Nel valutare le sensazioni retro olfattive possiamo definire l'intensità della carica retro olfattiva intensa , si conferma fine per l'eleganza. Troviamo una discreta corrispondenza fra le note olfattive e quelle retro olfattive, il fin di bocca (P.A.I) è persistente e lo Stato evolutivo personalmente lo ritengo maturo in quanto credo che sia nella sua fase migliore.

Abbinamento: è un vino che può andare benissimo con antipasti di pesce, può accompagnare primi di pesce come linguine ai crostacei, spaghetti alle vongole senza pomodoro, risotto al radicchio, fritture di pesce, verdure grigliate, mozzarella di bufala e scamorza. 














LO STRILLONE!!!..... DALLE BOMBE AI FORMAGGI

RICONVERSIONE INDUSTRIALE 
DALLE BOMBE AI FORMAGGI



Il Ministero dello Sviluppo Economico sta pensando di riconvertire una fabbrica di armi e bombe in un Caseificio in Sardegna, quando verranno (forse) assegnati i Recovery Found. Questa realtà industriale si trova in una condizione di difficoltà da oltre 3 anni.

Si tratta della fabbrica RWM Italia, a Dosmunovas nel Sulcis, azienda che produce armi e bombe, con 280 dipendenti di cui 110 con contratti non rinnovati ad ottobre,altri 80 con contratti in scadenza nel prossimo mese di luglio e 90 in cassa integrazione a causa del blocco delle licenze di esportazione di armamenti verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. L'idea di riconvertire la fabbrica sarà l'unica soluzione per mantenere i posti di lavoro e la serenità delle famiglie coinvolte, già toccate da questo periodo di pandemia.

Ovviamente il Ministero dovrà pronunciarsi a breve data l'imminente scadenza della sospensione di spedizione dei missili nei due paesi arabi.

Fonte: www.dissapore.com







Parte 2: I Vitigni del Piemonte - Bacca Rossa e Bacca Bianca

  Il Piemonte, culla di tradizione vinicola, è ricco di vitigni autoctoni e internazionali, che contribuiscono alla produzione di alcuni dei...